Articolo divulgativo di Alessia Cavicchioli, Giada Orlandi e Martina Bufalini
In occasione del centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, quale argomento migliore se non parlare della mummificazione? Tutti sappiamo cosa sia, ma non abbiamo mai approfondito cosa si nasconde davvero dietro. La storia, la chimica, l’etica ….. per conoscere tutti i dettagli continua a leggere!.
Introduzione
Nell’antico Egitto, gli Egizi credevano nella sopravvivenza e nell’aldilà dello spirito vitale che veniva chiamato ka, per cui, dopo la morte di una persona, proteggevano il corpo per impedire che si dissolvesse lo spirito vitale. Questa pratica di preservazione messa in atto a partire dal 2500 a.C. è chiamata mummificazione. Veniva riservata inizialmente solo ai sovrani (faraoni) e successivamente a tutta la classe dirigente (sacerdoti e capi dell’esercito). Tale tecnica ha raggiunto la perfezione nel regno dell’antico Egitto attorno al 1800 a.C. Interessanti studi, scientificamente rigorosi, a riguardo, sono stati effettuati a partire dal 1908 presso l’Università di Manchester dall’archeologa Margaret Murray,1 che nei primi anni del ‘900 si recò nella città di Abido per effettuare degli scavi che portarono alla luce l’Osirion, una struttura megalitica molto antica, parte del complesso funerario di Seti I. Il ritrovamento di un sarcofago che risale a 5 mila anni fa ha dato alla luce la mummia più antica che si conosca. È accaduto a Sakkara, vicino al Cairo, dove alcuni archeologi egiziani hanno individuato il sarcofago tra più di 20 tombe, lo hanno aperto e hanno trovato resti umani coperti con teli di lino e resina. La riunificazione di corpo e spirito era considerata, infatti, la chiave per gioire della vita ultraterrena.2,3
In cosa consiste il processo di mummificazione?
La mummificazione è un vero e proprio processo che segue alcuni passaggi fondamentali.4,5 Vediamoli insieme.
Ablazione del cervello: inizialmente il corpo veniva lavato con una soluzione di natron, ossia una miscela di cloruro di sodio e carbonato di calcio che disidrata i tessuti. La rimozione del cervello si effettuava attraverso le narici con un uncino di rame. La cavità cranica veniva riempita con una resina che si solidificava molto rapidamente.
Eviscerazione: si effettuava un’incisione di circa dieci centimetri lungo il fianco sinistro con un coltello di selce. Attraverso di essa venivano estratti tutti gli organi ad eccezione della vescica.
Primo lavaggio del corpo: per eliminare ogni residuo il cadavere veniva lavato sia esternamente che internamente con acqua e vino di palma.
Trattamento dei visceri: gli organi venivano lavati ed essiccati attraverso applicazione del natron. Si ponevano all’interno dei quattro vasi canopi con i coperchi raffiguranti uno sciacallo, un falco, un babbuino e un uomo.
Figura 1. Prime tappe del processo di mummificazione.
Disidratazione del corpo: il natron permetteva la rimozione dell’acqua e dei grassi. L’addetto a questo procedimento era il taricheuta che aveva anche il compito di assicurarsi che non si afflosciasse la parete addominale. La durata minima di questo passaggio era di quaranta giorni.
Secondo lavaggio del corpo: completata la disseccazione, il corpo veniva lavato con abbondanti quantità di acqua all’interno di apposite giare.
Riempimento delle cavità: addome e torace venivano riempiti con licheni secchi, segatura, resina e tamponi di lino.
Trattamento di unghie e occhi: le unghie venivano legate per evitare che si staccassero. Gli occhi erano sostituiti con involti di stoffa dipinti o con pietre.
Unzione e massaggio del corpo: per ammorbidire la pelle ormai dura come cuoio, si effettuava un massaggio su tutto il corpo con vari oli, come oli essenziali ricavati dalle piante.
Trattamento del corpo con la resina: dopo aver rimodellato la faccia, il corpo veniva cosparso di sostanze a base di resine, per lo più ricavate da conifere.3
Bendaggio: prima del bendaggio si faceva trascorrere qualche giorno, al termine di esso veniva posta sul viso una maschera ritraente i tratti del defunto. Le bende erano ottenute dalla sovrapposizione di strati di stoffa di lino o di papiro, pressati e compattati grazie al gesso. Questo era formato da una polvere di solfato di calcio mescolata con una colla ottenuta dall’ebollizione di scarti animali.
Figura 2. Successive tappe del processo di mummificazione.
Cos’è il natron?
Il natron è una componente indispensabile al processo di mummificazione nel procedimento egizio. Chimicamente si tratta di un minerale che si trova in aggregati cristallini, e che è principalmente formato da carbonato di sodio decaidrato. La sua formula chimica è Na2CO3·10H2O.6 Il suo scopo nel processo di mummificazione è quello di rimuovere l’acqua dai tessuti, prima del trattamento successivo con le resine, in modo tale da impedire, totalmente o parzialmente, il deterioramento e la putrefazione per attacco di batteri e funghi. Questo minerale si forma normalmente nel letto dei laghi per la presenza degli ioni sodio e cloruro disciolti in acqua e per la presenza di calcare secondo questa reazione.
CaCO3(s) + 2NaCl(aq) → Na2CO3(s) + CaCl2(aq)
Il natron è un minerale che deriva il suo nome dalla parola egizia del sale "nṯry", che significa puro, divino, infatti il termine "nṯr" significa dio. Distese di questo minerale si trovano in varie parti del globo, solitamente in zone aride, e grandi quantità si trovano, e si trovavano anche nel nord dell’Africa, nel Chad e in Libia. È probabilmente da queste zone che gli egizi raccoglievano il natron per utilizzarlo nelle loro pratiche.
Figura 3. Distesa di natron in una località del Chad. Immagine da wikipedia
Qual è la relazione tra mummificazione e imbalsamazione?
Nella pratica, mummificazione e imbalsamazione sono due procedimenti molto simili, quello che cambia sono le conoscenze e le credenze oltre che gli aspetti più culturali. La mummificazione è basata su credenze popolari, legate principalmente al credo religioso, mentre l’imbalsamazione è fondata su concetti scientifici, soprattutto chimici, che mirano alla conservazione del corpo oltre la morte. I prodotti chimici utilizzati nell’imbalsamazione sono una varietà di conservanti, disinfettanti e additivi per prevenire temporaneamente la decomposizione e ripristinare un aspetto naturale. Tipicamente, il fluido per l’imbalsamazione contiene una miscela complessa di sostanze, tra cui la formaldeide, la glutaraldeide, alcool come il metanolo, oli e altri solventi. La formaldeide fissa il tessuto o le cellule collegando irreversibilmente un gruppo amminico primario in una molecola proteica con un azoto del DNA. Il risultato finale simula tramite variazioni di colore il sangue che scorre sotto la pelle.
Negli ultimi decenni la ricerca scientifica è andata molto avanti sulla conoscenza degli aspetti chimici e sono state identificate molte sostanze utilizzate anche nell’antichità come unguenti, balsami e altri prodotti utili all’imbalsamazione.3,7 Ad esempio, nel nostro Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, è stata sviluppato un metodo tramite l’analisi gas cromatografica accoppiata con la spettrometria di massa (GC-MS), che ha permesso di identificare materiali utilizzati durante il processo di imbalsamazione come oli vegetali, resine, bitumi e cere tramite la presenza di tantissimi composti organici, come acidi organici, alcol, esteri, derivati di idrocarburi, composti aromatici etc…7
Figura 4. Vaso Canopo raffigurante il volto di Hamset, al suo interno si conservava il fegato.
Questo vaso è stato trovato nella tomba di Ty (riferimento immagine su Wikicommons)
Quali credenze erano alla base della mummificazione nell’antico Egitto?
Gli antichi egizi credevano nell’eternità e svilupparono un complesso culto funerario che contemplava la vita dopo la morte. L’anima poteva infatti sopravvivere solo in caso di conservazione perfetta del corpo. Il cuore veniva pesato dal dio Anubis: se il cuore era troppo pesante veniva divorato dal mostro Ammut.4 Si accedeva alla vita eterna solo nel caso in cui il cuore pesasse quanto la piuma del dio Maat. I reni simboleggiavano il Nilo ed erano le sedi della purificazione. I vasi canopi raffiguravano delle divinità dette figlie di Horo e servivano per proteggere gli organi dalla decomposizione. Il mantenimento dell’integrità del corpo rendeva omaggio al dio Osiride.5
Ma chi era Tutankhamon?
Il nome completo era Nebkheperura Tutankhamon,2 fu un famoso faraone vissuto nel 1300 a.C. durante il periodo conosciuto come Nuovo Regno. Apparteneva alla XVIII dinastia ed è noto anche con il nome di “faraone fanciullo”, poiché salì al trono all’età di nove anni. La scoperta della tomba quasi intatta avvenne nel 1922 per merito di Howard Carter, ricevendo sin da subito una copertura mediatica mondiale. Il simbolo più popolare è la maschera funeraria, conservata al Museo Egizio del Cairo.
Figura 5. Maschera funeraria di Tutankhamon, conservata al Museo Egizio del Cairo. (riferimento immagine su wikicommons)
Sebbene il sarcofago sia rimasto inviolato per oltre tremila anni, la mummia del faraone si è conservata in pessime condizioni. La causa è stata individuata in un'azione di lenta autocombustione dei tessuti cutanei scatenata dagli oli abbondantemente spalmati dagli imbalsamatori sul defunto prima di avvolgerlo nelle bende.
Note
L’articolo è stato redatto dalle studentesse del corso di ‘Fondamenti e metodologie didattiche per l’insegnamento della chimica’ (319CC) per avvicinare i ragazzi delle scuole secondarie ad alcuni aspetti della chimica collegati ad altre discipline, come la storia e l’arte.
Sitografia e riferimenti
1) Margaret Alice Murray, Saqqara mastabas : part I-II, link: https://archive.org/details/saqqaramastabasp10murr
2) Howard Carter, La scoperta della tomba di Tutankhamon, Nuinui Editore, 2022.
3) Maxime Rageot, Ramadan B. Hussein, Susanne Beck, Victoria Altmann-Wendling, Mohammed I. M. Ibrahim, Mahmoud M. Bahgat, Ahmed M. Yousef, Katja Mittelstaedt, Jean-Jacques Filippi, Stephen Buckley, Cynthianne Spiteri & Philipp W. Stockhammer, Biomolecular analyses enable new insights into ancient Egyptian embalming, Nature, 614, p. 287–293, 2023.
4) https://www.treccani.it/enciclopedia/scienza-egizia-tecniche-e-rituali-di-mummificazione_%28Storia-della-Scienza%29/
5) Colombini, M.P., Modugno, F., Silvano, F., Onor, M., 2000. Characterization of the balm of an Egyptian mummy from the seventh century B.C. Stud. Conservat. 45, 19-29.
6) Howell G. M. Edwards, Katherine J. Currie, Hassan R. H. Ali, Susana E. Jorge Villar, A. Rosalie David & John Denton, Analytical and Bioanalytical Chemistry, 388, 683–689 (2007)
7) Jeannette Łucejko, Jacques Connan, Sibilla Orsini, Erika Ribechini, Francesca Modugno. Journal of Archaeological Science, 85 (2017) 1-12.